MOSAICO CON LEVRIERO

 

 

In Giordania, a pochi km da Madaba, sorge la chiesa dei SS. Lot e Procopio, decorata con ricchi mosaici, costruita dagli abitanti del villaggio durante la metà del VI secolo.
La chiesa si trova vicino al villaggio di Khirbet Mukhayyat, il sito originale dell’antico villaggio di Nebo, come menzionato nella Mesha Stele del IX secolo a.C. e nella Bibbia.
 
Originariamente costruita nel 557, questa chiesa ospita un notevole mosaico con scene di vita quotidiana come i lavori agricoli, la pesca e la vinificazione (in particolare la raccolta e il trasporto dell’uva). I mosaici sono stati recentemente restaurati meticolosamente dopo i danni causati dall’acqua piovana.
 
L’edificio rettangolare ospita un ampio mosaico del VI secolo. La pavimentazione dell’altare è decorata da due agnelli che incorniciano un albero. Nella navata un primo registro presenta piccole scene pastorali e di caccia iscritte tra le foglie di vite. Un secondo registro mostra animali che si affrontano e alberi da frutto.
Chiesa dei Santi Lot e Procopio, Madaba, Giordania,VI sec. | Decor, Mosaic, Home decor
 
Molto accurata, tra le altre, è la rappresentazione di un levriero che insegue una lepre, anche se le misure non sono in proporzione.
 
Se qualcuno fosse interessato all’approfondimento dell’avvenuto restauro, riporto qui alcune riflessioni di Padre Michele Piccinillo (1944-2008)
 
TESSERE DI PACE IN MEDIO ORIENTE
di Padre Michele Piccirillo, Direttore della Missione Archeologica della Custodia di Terra Santa sul Monte Nebo
 
“Tra i tanti modi per contribuire all’intesa e alla pace tra le popolazioni del medio Oriente, al Nebo abbiamo scelto quello che è più congeniale con il nostro lavoro di archeologi. Dopo trenta anni di attività dobbiamo confessare che ne siamo stati ampiamente ripagati non soltanto sul piano professionale ma anche come Frati minori seguaci di Francesco che in Egitto andò a parlare pacificamente con il Sultano Malik al-Kamil nipote di Saladino.
Il restauro dei mosaici, in gran parte pavimenti delle chiese costruite nella regione dal V al VII secolo, ci ha dato la possibilità di conservare un patrimonio d’arte e di fede e di sviluppare parallelamente un’opera di dialogo e di amiciziache sono i fondamenti della pace.
Tutto iniziò nell’estate del 1973 quando fui richiesto dal Padre Custode di Terra Santa di dirigere una missione di pronto intervento sul mosaico della Chiesa dei Santi Martiri Lot e Procopio a Khirbat al-Mukhayyat sul Monte Nebo.
Il mosaico, uno dei lavori più rappresentativi degli artigiani mosaicisti che nel VI secolo al tempo dell’imperatore Giustiniano operavano nella regione di Madaba in Arabia, mostrava paurosi rigonfiamenti pronti a scoppiare.
Della missione, che durò dal 3 agosto al 22 settembre, alla vigilia dell’ennesima guerra arabo-israeliana che sarebbe scoppiata due settimane dopo, fecero parte il Prof. Glauco Baruzzi dell’accademia di Brera con la responsabilità scientifica della missione, coadiuvato dal suo discepolo Raffaele Beretta di Como, e dagli architetti Cesare Calano e Padre Alberto Prodromo dell’Università di Roma. Per alcune settimane venne anche padre Bellarmino Bagatti, uno dei pionieri dello scavo del Monte Nebo, con i suoi ricordi di quando, nel 1935, il mosaico era stato riportato interamente alla luce dall’attivismo coinvolgente di Fra Girolamo Mihaic che si era preso cura di proteggere all’interno di una casa in pietra la preziosa scoperta.
Come negli altri progetti che seguiranno negli anni, determinante per la buona riuscita fu l’appoggio logistico incondizionato dai confratelli della Custodia di Terra Santa presenti ad Amman come in tutto il territorio medio orientale e l’amicizia dei sacerdoti del Patriarcato Latino di Gerusalemme presenti nella parrocchia della vicina Madaba.
 
Iniziò così in un modo abbastanza avventuroso e improvvisato la nostra missione di salvatori di un patrimonio artistico messo in pericolo dalla natura stessa del reperto che gli artigiani bizantini affidavano alla presa della calce su cui le tessere venivano posate e alla maglia con cui le tessere cubiche erano posizionate una accosto all’altra nella trama del disegno geometrico e figurativo.
A distanza di più di trenta anni da quella operazione di salvataggio, ci ritroviamo nell’estate del 2007, impegnati nello stesso lavoro e sullo stesso mosaico anche se con modalità diverse.
Fatti saggi dalla lunga esperienza avevamo deciso di risolvere il problema alla radice rimuovendo tutto il mosaico pavimentale e di riposizionarlo su un nuovo letto continuo che interrompesse i fenomeni che tante preoccupazioni ci avevano procurato negli anni, anche dopo quel lontano intervento del 1973.
La novità è costituita dai partecipanti alla complessa operazione di restauro preparata logisticamente a Gerusalemme da Padre Michele Piccirillo, l’architetto Osama Hamdan e dalla Dott.ssa Carla Benelli, il gruppo all’origine del Bilad es-sham Project.
Il termine geografico arabo “Paesi del nord” indica i territori delle tre province romano-bizantine di Arabia, Siria e Palestina, a nord di Mecca e Medina, entrati a far parte del nuovo impero islamico nel 636, dopo la battaglia combattuta sulle sponde del fiume Yarmuk.
Il progetto che ha come scopo primario la formazione dei giovani di Bilad es-sham al restauro e conservazione del mosaico antico nelle regioni interessate, è stato accettato dalle autorità di Giordania, Siria e Palestina. Prevede un corso trimestrale annuale con la partecipazione di tre giovani di ognuna delle tre nazioni che, guidati dai tecnici mosaicisti Antonio Vaccalluzzo di Ravenna e Franco Sciorilli di Roma della Missione Archeologica Francescana sul Monte Nebo, restaurano tre mosaici, uno per nazione.
I costi dell’operazione vengono coperti dalle tre nazioni partecipanti, dalla Comunità Europea (quest’anno tramite l’Anna Leendh Foundation con sede ad Alessandria in Egitto), e dai benefattori della Custodia di Terra Santa (quest’anno dai Cavalieri del Santo Sepolcro).
In Giordania infatti il mese di formazione da sei anni si svolge sul Monte Nebo in continuazione di un impegno oramai trentennale del Franciscan Archaeological Institute, (nome con il quale lo studium Biblicum Franciscanum è conosciuto da queste parti). nei cinque corsi di formazione finora svolti si è potuto così restaurare il mosaico della Chiesa di San Giorgio del 536, il mosaico superiore della Cappella del Prete Giovanni (metà del VI secolo) e, quest’anno, con l’entusiasmo e la bravura acquisita, il mosaico dei Santi Martiri Lot e Procopio (metà del VI secolo) finalmente al sicuro dopo tanti anni di tentativi localizzati per fermare i guasti incombenti.”
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
via Rembrandt 38- Milano
02 4009 1350
Solo per appuntmento:
martedì e giovedì 15-19
sabato 9,30-12,30
Altri orari da concordare.

0 commenti

Lascia un commento

Avatar placeholder

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: