L’ANNUNCIAZIONE di LORENZO LOTTO, 1534
A Recanati al Museo Civico si può ammirare questa mirabile e famosa opera di Lorenzo Lotto.
La scena dipinta sulla tela ci mostra la stanza da letto di Maria.
A sinistra si vedono un letto a baldacchino, una finestra e una mensola su cui sono appoggiati indumenti e oggetti d’uso quotidiano.
La figura di Dio si introduce dalla loggia del giardino, mentre a destra un angelo ha un giglio in mano, e porta l’altra verso l’alto indicando che l’Annuncio di cui è messaggero viene dal Signore.
La Vergine è spaventata, abbandona il leggio, volta le spalle all’angelo, solleva le mani sorpresa, infossa la testa tra le spalle con un’espressione tra l’umile, il turbato e il succube e si rivolge verso l’osservatore mentre al centro del campo visivo un gatto fugge terrorizzato inarcando la schiena unendo verismo e garbata ironia…l’irruzione dell’arcangelo ha qui la stessa forza deflagrante di un’ esplosione.
Il critico Argan scrisse: «La Vergine del Lotto è una brava ragazza; il messaggio la coglie di sorpresa mentre prega nella sua stanza; non osa neppure volgere il capo; il suo gesto, quasi di difesa, è quello di chi si sente colpito alle spalle da un richiamo improvviso»
Lorenzo Lotto aveva un’anima animalista e a lungo si è discusso sul significato del gatto al centro di questo quadro.
Spesso si è fatto un uso emotivo-sensoriale degli animali domestici nei dipinti, mantenendo comunque la funzione espressiva.
Il gatto è spesso legato al mondo stregonesco e demoniaco.
Nel XII secolo l’associazione gatto-diavolo era molto radicata. Intorno al 1180, Walter Map sosteneva che durante i riti satanici “il diavolo scende come un gatto nero davanti ai suoi devoti. Gli adoratori spengono la luce e si avvicinano al luogo dove hanno visto il loro maestro. Lo cercano nel buio e quando lo hanno trovato lo baciano sotto la coda”.
Tra le accuse mosse a gruppi religiosi eretici come i Catari e Valdesi vi era anche quella di adorare i gatti, mentre durante il processo ai Templari, all’inizio del XIV secolo, non mancava l’accusa di far partecipare i gatti alle cerimonie religiose e di pregare per essi.
Quanto alle streghe, si credeva che tra i loro artifici vi fosse quello di assumere sembianze feline. Queste credenze erano così diffuse e radicate che papa Innocenzo VIII nel 1484 arrivò a dichiararlo solennemente: “il gatto è l’animale preferito del diavolo e idolo di tutte le streghe”.
Fortunatamente, il gatto non ha sempre rappresentato una minaccia o un simbolo funesto.
In Grecia e a Roma, si riteneva che fosse sacro a Diana e si racconta anche che la dea della caccia, per sfuggire al terribile Tifeo, avesse assunto le fattezze di un gatto.
Secondo alcuni, in quanto abile cacciatore, il gatto può essere paragonato a Gesù cacciatore di anime ed è per questo motivo che spesso compare nei dipinti di carattere religioso.
L’animale è anche un attributo della Madonna perché un’antica leggenda narra che la notte in cui Cristo venne al mondo una gatta diede alla luce i suoi cuccioli.
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
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