LA TRISTEZZA DEGLI ANIMALI

 
 
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Viviamo tutti con ansia il pensiero della morte del nostro amico peloso, e quando questo è capitato abbiamo provato un dolore profondo e persistente che nel tempo si è solo mimetizzato, pronto a farsi riconoscere nei momenti più inaspettati.
 
Conosciamo tutti storie di devozione, particolarmente di cani che hanno aspettato per anni il ritorno dell’amato padrone, che ne hanno custodito la tomba.
Sappiamo come i nostri animali ci attendano con ansia quando ci allontaniamo, le dimostrazioni di gioia quando ritorniamo.
Ci preoccupiamo del loro futuro nel caso di una nostra malattia invalidante, di una lunga degenza in ospedale, della nostra morte che può sopravvenire.
Forse però non ci soffermiamo a considerare il dolore dei nostri animali nel non vederci più, nel non sapere il più delle volte cosa sia successo, che cosa abbiano fatto perché sono stati “lasciati”…
 
 
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Chi viene veramente abbandonato ha avuto qualche avvisaglia, ha notato un cambiamento di umore e di atteggiamento, ed è stato portato da qualche parte sconosciuta mentre il padrone si allontanava fuggendo.
 
Quando invece sopraggiunge la morte possono non esserci segnali che li mettano in allarme, solo raramente assistono al lento declino del loro amato umano. Più spesso avviene lontano, a volte improvvisamente.
 
La grande poetessa polacca Wislawa Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), insignita con il Premio Nobel nel 1996, ha composto questa commovente poesia, cogliendo lo smarrimento e l’impossibilità di comprendere di un gatto.
 
“Il gatto in un appartamento vuoto”
 
Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare un gatto
in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.
Qualcosa qui non comincia
alla solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era
poi d’un tratto è scomparso
e si ostina a non esserci.
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani si è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Che altro si può fare.
Aspettare e dormire.
Che lui provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora
che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro
come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.
 
Wislawa Szymborska
 
 
 
 
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
via Rembrandt 38- Milano
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