LA GATTA di Colette, 1933

Si potrebbe riassumere così:
Due femmine (una donna e una gatta certosina) si contendono, senza esclusione di colpi, l’amore di un uomo.

In realtà, sebbene in poche pagine, la situazione è più complessa e le sfaccettature sono magistralmente descritte.
Il perno attorno al quale ruota tutto il romanzo sono i giochi di potere all’interno di una coppia. Alain e Camille sono due giovani sposi alle prese con gli attriti della convivenza tra caratteri, ma soprattutto tra estrazione sociale e concezione della vita diverse. Chi sembra aver ragione in realtà ha torto, nulla è come appare.
Il protagonista maschile, Alain, ne esce piuttosto male, è un uomo che non vuole crescere, ostinatamente attaccato ai riti infantili e al giardino della casa paterna, dove, in completa solitudine con la sua gatta Saha, basta a sé stesso.
La giovane moglie, bella e vitale, appare quasi sfuocata, messa totalmente in ombra dalla rivale….la gatta!
Entrambi i coniugi sembrano incapaci di affrontare i piccoli ostacoli della vita in comune e totalmente inermi di fronte a sentimenti nuovi come l’amore, la passione e la gelosia.

La gatta è un personaggio magistrale è affascinante. Si vede tutto l’amore di Colette per i gatti, amore che si esprime nella conoscenza minuziosa di ogni gesto dei felini, di ogni sotterfugio con cui la gatta inconsapevolmente (oppure no?) mette il suo zampino per complicare la storia.
Gatta sensuale e manipolatrice come solo i gatti sanno essere, silenziosa ma estremamente esplicita nell’esprimere i suoi desideri, altrettanto gelosa e possessiva, rappresenta principalmente l’infanzia, la casa dove si è nati, il giardino dove si è cresciuti… uno spazio reale e temporale in cui ci si riconosce e ci si sente protetti.

Di lei, gatta comperata, non trovata, Alain arriva a dire: “Dopo di te apparterrò probabilmente a chi lo vorrà… A un’altra donna, a delle donne… Ma mai ad un altro gatto.”  tanto è legato profondamente alla micia Saha.

Mi è piaciuto molto questo breve romanzo, soprattutto per l’abilità di Colette di mettere a nudo i pensieri e i sentimenti dei personaggi, la suggestione dei luoghi, e, naturalmente,  per lo straordinario, ed inquietante personaggio di Saha.

Colette (1873-1954) – Sidonie-Gabrielle Colette – è una scrittrice francese divenuta un mito nel suo paese. Fu anche attrice di teatro e di music-hall, giornalista, memorialista, crocerossina al fronte durante la prima guerra mondiale e, poi, protagonista delle prime rivendicazioni femminili. Trasgressiva, ribelle, incurante delle regole, amava la natura, la libertà, i libri e…i gatti!
Nel mondo della letteratura è stata una tra i più convinti amanti dei gatti.
Diceva “A frequentare un gatto si rischia soltanto di arricchirsi. Sarà forse solo per calcolo che, da più di mezzo secolo, ricerco la sua compagnia?”
Ha sempre avuto gatti, perfino un gatto selvatico venuto da Tchad, chiamato Bâ-Tou, che si comportava però come un qualsiasi micio domestico. E stata spesso fotografata con loro: per strada, in giardino e alla sua scrivania. Ne parla in molti suoi scritti e li rende protagonisti di varie sue opere. Li osserva, li accarezza con gli occhi e poi li descrive, con il suo particolarissimo stile, preciso, rapido e brillante, guidata da una complicità e un’ empatia rare.

La Gatta era edito da Sellerio, ma purtroppo non è più in commercio, forse lo si può trovare usato, oltre che naturalmente in biblioteca. Per chi lo volesse leggere lo si può anche scaricare da internet.
Da questo romanzo trasse ispirazione Roberto Rossellini per il V episodio, L’invidia, del film “I sette peccati capitali “ del 1952 sei episodi realizzati da diversi registi italiani e francesi.


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