IO E LULÚ di Channing Tatum, Reid Carolin.

con Channing Tatum, Jane Adams, Kevin Nash, Q’Orianka Kilcher, Ethan Suplee, commedia USA 2022


In questo film, Channing Tatum interpreta il ruolo di un ex ranger dell’esercito americano affetto da stress post-traumatico a cui viene richiesto di completare una missione prima di poter essere riabilitato in seguito a una serie di problemi fisici dovuti ad un incidente.
La missione consiste nell’incarico di portare la cagna Lulù al funerale del suo padrone, ucciso in Pakistan, e poi a una base dell’esercito.

Lulù è un pastore belga Malinois diventata violenta e imprevedibile, un’aggressiva reduce di guerra, come il ranger che la deve accompagnare, entrambi feriti sia nell’animo che nel corpo, entrambi incapaci di scordare le esperienze che hanno vissuto e ciò che hanno visto, e, apparentemente, senza la possibilità di trovare una collocazione nel mondo civile.

Un film “on the road” che segue le vicissitudini e le difficoltà di incontrare un’intesa, che non gioca troppo sul sentimentalismo e che, al contrario di altri film che ci hanno abituato a piangere fiumi di lacrime sulla sorte finale del cane, addirittura avverte dell’esatto oppostoIo tanto che nella locandina italiana si avverte da subito che “il cane non muore”.

“Io e Lulù” è stato ispirato da un vero viaggio “on the road” che il regista Channing Tatum fece con il suo cane morente, un incrocio di pitbull anche lui di nome Lulù, dopo che le fu diagnosticato un cancro nel 2018.
L’attore ha voluto interpretare e dirigere un film dedicato a lei, e ha imposto una sola regola: nella trama il cane non doveva essere ferito né morire, spiegando che «amiamo i cani e la loro morte in un film è qualcosa che nessuno vuole vedere. Penso sia una specie di peccato mortale».


Tatum ha detto: “Quando ho fatto il mio ultimo viaggio on the road con il mio cucciolo, ho provato quella sensazione di, ‘Non c’è niente che io possa fare. Non c’è più niente da fare. Devi solo accettarlo ed essere grato per il tempo che hai avuto e sapere che non dovrebbero rimanere qui per sempre. Io dovrei andare avanti e lei deve andare da qualche altra parte.”
Il cane di Tatum è morto il 19 dicembre 2018 e il film è dedicato alla sua memoria.

Avevano da poco iniziato a girare il film che scoppiò la pandemia, e si dovette sospendere la produzione per nove mesi.
Grazie a questo fatto Channing Tatum e gli addestratori ebbero tutto il tempo per lavorare con i tre cani scelti e prepararli per il film e crearono legami talmente forti da indurre tre addestratori a voler adottare i cani con cui avevano lavorato.
Il cane che appare di più nel film, circa l’80% del tempo, è Britta, che ora vive con il suo addestratore ad Hamilton, nel Montana.
Oltre a Britta, ci furono Lana 5 e Zuza tutte, naturalmente, dei Malinois belgi.
Furono valutati circa centocinquanta cani per trovare quelli che avrebbero lavorato nel film.
Questa razza è adatta al lavoro di polizia o militare e due vennero presi da un canile di Amsterdam che addestra cani per il servizio militare.

“Erano creature selvaggiamente belle”, dice Tatum. “Ho avuto cani intorno a me per tutta la vita; cani da ranch, cani domestici, ho avuto cani da compagnia…ma questi sono diversi. Hanno riflessi da gatto, ma se un gatto si rilassa e dorme per la maggior parte del giorno, questi cani sono così per tutto il tempo”.
“Nei film sui cani, di solito il modo in cui si vede un animale è in un inserto. C’è un addestratore fuori campo che fa in modo che il cane faccia una cosa specifica e poi si torna all’azione”, dice Carolin. “Noi volevamo davvero fare il più possibile inquadrature ampie, dove il cane aveva già imparato la sua azione e poteva interagire con Channing in un modo più complesso. I nostri addestratori sono stati così incredibili. E Channing ha passato mesi a lavorare con questi cani ogni giorno, così che siamo stati in grado di raggiungere un livello di realismo che la maggior parte dei film sugli animali non raggiunge”
“Per Tatum, stare a contatto con i cani è naturale, per questo è stato difficile per lui fingere di non andare d’accordo con uno di loro, figuriamoci con tre. C’è una certa ironia nel creare un legame con un animale solo per poter fingere di non esserne legati. E vederli recitare è stato magico per tutti“



Vi riporto la critica di Manlio Castagna.
“C’è qualcosa nei film sui cani che riesce sempre a toccare corde profonde, anche nei cuori più corazzati.
Forse perché il legame tra un essere umano e un cane sfugge alla logica. È fatto di sguardi, silenzi, presenze fedeli, piccole abitudini quotidiane.
E il cinema, che da sempre ama raccontare l’amicizia, trova in questa relazione una materia emotiva pura, accessibile, universale.
IO E LULÚ è appena uscito su Prime: è un film di piccole cose e io ve lo consiglio. Un film che si affida a una semplicità rara oggi, quando tutto sembra dover stupire o commuovere a comando.
È un film onesto, umile, e proprio per questo, autentico.
Channing Tatum, qui anche co-regista con Reid Carolin, interpreta Jackson Briggs, ex Ranger dell’esercito americano con una lesione cerebrale riportata in Afghanistan.
Spera nel reintegro, ma la burocrazia militare lo inchioda a un presente in stallo.
La sola possibilità per ottenere una firma che potrebbe riaprirgli le porte del fronte è una missione insolita: accompagnare Lulu, una pastora belga malinois anch’essa addestrata in guerra, al funerale del suo conduttore.
Quel viaggio lungo la costa del Pacifico diventa, naturalmente, ben altro.
Un road movie in cui due creature ferite – un uomo e un cane – imparano a condividere il silenzio, le distanze, gli sbalzi d’umore e le memorie che bruciano.

Briggs parte come un uomo cinico, scontroso, chiuso nel proprio narcisismo autodistruttivo; Lulu, come un’arma programmata a obbedire.
Il film racconta il lento e faticoso disarmo reciproco, con tocco misurato, senza mai indulgere nella retorica del trauma o del riscatto.
La sceneggiatura, firmata dallo stesso Carolin, sceglie la via dell’essenziale: sequenze episodiche, incontri marginali che lasciano tracce, qualche gag grottesca, qualche smagliatura nel tono, ma sempre tenute a bada da una regia che non vuole manipolare l’emotività dello spettatore. Lo accompagna con discrezione, lasciandogli spazio.

Tatum è convincente, asciutto, con un’intensità trattenuta che regge tutto il film. Lulu non è un comprimario: è una presenza viva, fiera, che non chiede pietà. Il loro rapporto cresce senza scorciatoie sentimentali.
E quando, inevitabilmente, arriva il finale, il nodo alla gola non nasce da una forzatura narrativa, ma da un percorso umano credibile, profondo, costruito passo dopo passo.


Il film mi è piaciuto e trovo che serva anche a capire come gli animali possano avere un effetto curativo sulle persone, anche quando le relazioni con loro si presentano particolarmente difficili e complesse.

Qui potete vedere il trailer:

Trovate il film in tv su Amazon Prime.

Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
via Rembrandt 38- Milano
02 4009 1350
Solo per appuntamento:
martedì e giovedì 15-19
sabato 9,30-12,30
Altri orari da concordare.


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