I CANI DELLA “CAMERA DEGLI SPOSI” A MANTOVA

La Camera degli Sposi riapre al pubblico | Sky Arte - Sky

I Gonzaga amavano i cavalli, i falconi e i cani.

Li fecero rappresentare in numerosi dipinti e affreschi (senza dimenticare il famoso cortile dei cani con la sepoltura di una delle cagnette predilette di Isabella d’Este).

A Mantova, a Palazzo Ducale, si può ammirare la celebre “Camera degli sposi”, affrescata dal Mantegna che è ricchissima di animali, e riproduce vari cani.

La Camera Picta di Mantova, vanto dei Gonzaga
Parete della Corte

Rubino era il cane preferito del marchese Ludovico II Gonzaga.

L’animale morì il 7 agosto 1467 e l’addolorato Gonzaga pensò “de farli puoi mettere una petra co l’epitaphio chi ge faremo fare”; un epitaffio in latino (che iniziava “RVBINVS CATVLVS….”) fu effettivamente composto.

Rubino è raffigurato da Mantegna nella Camera degli Sposi, proprio sotto la sedia del marchese, nella parete della Corte, nonostante all’epoca delle pitture, completate nel 1475, il cane fosse morto già da tempo. è rappresentato nella scena dove tutta la famiglia è riunita.

Non si capisce bene di che razza sia, potrebbe essere un meticcio. È rappresentato proprio sotto la sedia del suo padrone a dimostrare il grande affetto nutrito per lui, come si osserva anche in citazioni che Ludovico II gli riserva nelle lettere.

Pin on European Art III
Parete dell’incontro.


Si osservano alcuni cani dipinti anche sulla parete dell’Incontro.

Vicini all’angolo, di fianco ai cavalli, si osservano due cani molossoidi che potrebbero essere esemplari di cane corso. Vengono tenuti al guinzaglio dai servitori del marchese. Uno dei due guarda verso il centro della stanza con le orecchie ben dritte, attente, lo sguardo fiero e con una zampa appoggiata al finto zoccolo (aumentando la sensazione di tridimensionalità data dalla tecnica della prospettiva applicata da Mantegna) mentre dell’altro si vede solo la parte posteriore.

Camera Picta Lincontro cani 2 low


Vicino ai cani molossoidi, proprio tra la porta e la finta colonna dipinta ci sono altri due cani al guinzaglio spesso identificati come due alani ma che a me sembrano più due levrieri.

Un tipo di cane che poteva assicurare nobiltà ed eleganza al seguito che accompagna il marchese Ludovico II verso Milano.

I due soggetti sono entrambi rivolti verso l’interno della Camera: uno sembra osservare attento la situazione, con una zampa che esce dallo spazio dipinto per appoggiarsi sul finto zoccolo, l’altro ha il muso proteso verso l’alto in un atteggiamento tipico dei cani quando si scrollano dopo una lunga immobilità.

Un terzo presunto alano lsi trova in una lunetta della volta: è rappresentato in una delle imprese più note dei Gonzaga, quella del cane retrospiciente (il cane che guarda indietro) dove i colori bianco (cane), verde (prato) e rosso (sfondo) richiamano i colori araldici della famiglia e le tre virtù teologali.

Camera Picta Lincontro cani 1 low

Infine, uno è vicino al marchese Ludovico, diverso però da quello già osservato, accucciato sotto la sedia.

Questo è uno spinone, probabilmente in una delle sue prime rappresentazioni in pittura. Appare dietro le gambe di Ludovico II. Si suppone che anche questo dovesse essere uno dei cani preferiti dal marchese visto che lo accompagna in un viaggio così importante come quello verso Milano. Lo spinone è il più vivace tra tutti i cani della Camera degli Sposi e la raffigurazione è molto realistica..

L’ultimo cane da cercare nella camera degli Sposi è Cerbero, il cane infernale a tre teste. Lo si osserva in due scene delle vele dipinte da Mantegna sulla volta e che rappresentano i miti di Orfeo, Ercole e Arione. I due primi personaggi sono messi a confronto con Cerbero. Orfeo lo ammansisce con la sua musica e il suo canto quando scende all’inferno per recuperare Euridice. Ercole invece lo cattura durante la sua dodicesima e ultima fatica per portarlo a Micene da Euristeo e poi rimetterlo al suo posto come guardiano. (Questo mito viene rappresentato anche da Giulio Romano nella sala dei cavalli di Palazzo Te, in uno dei finti bassorilievi in bronzo posti in alto, all’interno dell’architettura dipinta)

Si ritiene che queste continue rappresentazioni del miglior amico dell’uomo, simbolo di fedeltà assoluta, siano da considerare anche un rimando iconografico a questa virtù che per Ludovico II era fondamentale.

Era tale l’affetto che i Gonzaga nutrivano per i loro animali, da piangerne la morte anche con sepolcri veri e propri ed epitaffi, di cui rimangono tracce negli archivi e nei codici antichi. Oltre all’epitaffio per Rubino, furono realizzate tombe e versi commemorativi per le cagnoline Bellina (forse appartenuta anch’essa a Ludovico II), Aura, la prediletta di Isabella d’Este, e Viola. Questa appartenne a Federico II che, in suo ricordo commissionò nel 1526 a Giulio Romano un “sepolcro”, che sarebbe stato in marmo.

Nel cortile dei Cani a Palazzo Ducale esiste ancora una lapide con il seguente epitaffio: «Orianæ catellae coelesti | canicvlae forma fide | iocis praeferendae | memoriae ergo p.» (Alla cagnolina Oriana, preferibile al cane celeste per aspetto, fedeltà e scherzi). Questa cagnolina sembra sia appartenuta a Margherita Gonzaga, sorella di Vincenzo I e moglie (poi vedova) di Alfonso d’Este, ultimo duca di Ferrara. E’ molto probabile che Oriana sia la cagnolina raffigurata assieme a “Madama di Ferrara” in più d’un dipinto dei primi del Seicento.

3. Margherita Gonzaga dEste e Oriana low

I cani, accolti con affetto a Palazzo Ducale, venivano immortalati anche nella ritrattistica ufficiale.

Tiziano ritrasse Federico II che accarezza n cagnetto peloso. Sono state fatte varie ipotesi sull’identità dell’animale e si pensa che si trattasse di Viola, che era morta nel 1526. Il dipinto è a Madrid, al Museo del Prado, datato 1529: e sarebbe una testimonianza dell’affetto di Federico II per Viola che ancora ricordava tempo dopo la sua morte.

Non tutti però sono concordi e c’è chi pensa che il cane raffigurato fosse Tibris, ovvero “Tevere” chiamato così da Federico II, forse per nostalgia degli anni trascorsi a Roma.

La presenza di Tibris, documentata nel 1531, fa supporre che possa essere lui il cane ritratto.

4. Tiziano Federico II con Tiber low

E Tibris potrebbe o stesso cane che compare anche in un rapido schizzo a penna di Giulio Romano che si conserva al Louvre: databile pare 1530.

5. Tiber in un disegno di Giulio Romano low

Vicla Sgaravatti

Medico Veterinario

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Categorie: ArteCani

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