GIORGIO DE CHIRICO, I CANI E LA GRANDE PITTURA

Paesaggio 1935

Nell’anniversario della morte di Giorgio de Chirico (Volo, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978), riporto un’altra parte dell’interessante scritto di Lorenzo Canova.

“La grande passione per i cani non poteva mancare di riflettersi nell’opera di de Chirico, che, nella rappresentazione appassionata dei cani nei suoi quadri, ha trovato anche un raffinato e importante spazio di dialogo con l’arte dei secoli passati, specialmente in un momento in cui il suo interesse si è diretto verso la grande pittura dei maestri, con ricerche sulle tecniche esecutive e sui segreti del mestiere, ma anche con copie e rielaborazioni di opere di grandi pittori dei secoli precedenti.

Particolarmente intensi e vivaci sono i disegni del Maestro che rappresentano dei cani conservati oggi presso la Fondazione de Chirico, dove sono raffigurati molto probabilmente alcuni animali della sua “scuderia” come Filippo o Toto, il mordace, rappresentati con raffinata rapidità, necessaria per ritrarre un animale, e conamore, vista la toccante intensità delle loro espressioni, in cui gli occhi prendono vita con pochi icastici tratti di vibrante sintesi.

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Lorenzo Canova Giorgio de Chirico amico e protettore dei cani Giorgio de  Chirico è stato uno straordinario precursore e innovat

Lorenzo Canova Giorgio de Chirico amico e protettore dei cani Giorgio de  Chirico è stato uno straordinario precursore e innovat

Potrebbe essere un'illustrazione
G. de Chirico, alcuni disegni dei suoi cani, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma

Questi disegni, quasi commoventi, si legano bene a un passo del Discorso sul meccanismo del pensiero, scritto da de Chirico nel 1943: “Noi supponiamo anche che presso gli animali la tecnica del pensiero è la stessa come presso gli uomini; ciò vuol dire che anche gli animali pensano per mezzo di immagini, soltanto che presso gli animali la forma delle immagini cambia secondo le loro particolarità fisiche. I cani, per esempio, devono pensare molto per mezzo di immagini olfattive, visto che l’olfatto è un sensotalmente sviluppato in questi animali che esso quasi tocca alla chiaroveggenza. Il fatto che un cane avverta il ritorno del padrone quando questi si trova ancora ad una distanza tale che praticamente l’animale non potrebbe né udirlo né vederlo, questo fatto, diciamo, è per noi misterioso ed impressionante”.

L’immagine del cane, per de Chirico, è stata anche del resto uno dei molti e importanti terreni di confronto con gli amati maestri della storia della pittura che possono andare, tra i tanti, da Pisanello a Mantegna, da Piero della Francesca a Tiziano, da Velázquez a Fragonard e Delacroix, da Géricault a Courbet.

L’amore per gli animali illumina, tra l’altro, anche l’attenzione di de Chirico per l’immaginedei cavalli (talvolta visti quasi come autoritratti), non a caso in diversi quadri accostati ai cani, riprendendo forse Delacroix e, comunque, un’iconografia di quadri di caccia piuttosto diffusa nella pittura dei secoli precedenti.

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G. de Chirico, Cavalli spaventanti dall’abbaiare dei cani, prima metà anni Cinquanta

In questo contesto, hanno un’importanza speciale le opere dedicate al suo amato alano Baby, del quale si preoccupava in una lettera ad Alberto Magnelli (9 marzo 1937) che pregava di interessarsi del cane che, partendo per gli Stati Uniti, aveva dovuto affidare a un antiquario di nome Ostins, dal quale non aveva avuto però più nessuna comunicazione.

Il magnifico alano è stato ritratto in diverse occasioni da de Chirico, in particolare tre volte intorno al 1934, come accade in un quadro a olio oggi conservato presso la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.

G. de Chirico, Baby, 1934, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma

Baby compare anche nel quadro dove Isabella Far è ritratta come Diana addormentata.

G. de Chirico, Diana addormentata nel bosco, 1933, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma

Come ha scritto Maurizio Fagiolo dell’Arco, Isabella è “colta addormentata nelle vesti di Diana, con il fido alano arlecchino Baby, addormentato anche lui. Baby ritorna più volte in questo periodo, e perfino in un quadro comprato da Albert Barnes per il suo museo di Marion in Pennsylvania, anche essa del 1934. Non è un caso: è un modello che ritroviamo nelle tele di Gustave Courbet, il realista”

Nel quadro con Diana-Isabella, de Chirico crea un elegante “capriccio” di riferimenti alla grande pittura, alla classicità e alla sua storia personale dove Diana cacciatrice è dipinta nella celebre posa dell’Arianna addormentata così importante per la sua prima Metafisica.
Le Veneri di Tiziano, le memorie di Courbet e della statuaria greca si uniscono dunque in una visione allo stesso tempo ironica, colta e atemporale, dove il mistero metafisico si nasconde dietro la finzione di un realismo irreale che rappresenta una terra del mito al di là del tempo e della storia, uno spazio simile a quello del quadro che rappresenta il cane Baby come in un eterno ritorno della grande pittura in cui i cani erano protagonisti della gloria e dello sfarzo delle corti che commissionavano capolavori ai grandi pittori.

Così Baby e Isa sono protagonisti ancora nel 1934 di un altro quadro che li vede rappresentati insieme nel “povero realistico atelier” parigino del pittore, opera di grande raffinatezza compositiva e molto toccante per il rapporto amorevole di comunicazionediretta tra l’alano e la donna.

G. de Chirico, Isabella nello studio di Parigi, 1934 ca.

Il dipinto, che mostra uno spaccato di dolcezza e di serenità familiare, è, allo stesso tempo, un elegante, complesso e ironico tributo alla grande pittura e alla storia artistica dello stesso de Chirico, mostrando, in un meccanismo di rispecchiamenti, la strutturata mise en abîme di quadri nel quadro dove la tela Alexandros (1934 ca.) sul cavalletto fa quasi da quinta scenica per il volto di de Chirico, l’unico nel dipinto a guardare lo spettatore attraverso un autoritratto attaccato alla parete di sinistra in cui si è raffigurato ancora insieme alla figura della moglie addormentata.
Il gioco di tendaggi, scale e (auto)ritratti, uniti alla figura del cane, appaiono forse come un ironico, complesso e affettuoso omaggio a un caposaldo della storia dell’arte come Las Meninas di Diego Velázquez, di cui appare una quasi divertita variazione, in cui il cane non è più in primo piano come nel dipinto dallo spagnolo, ma sbuca dal tendaggio sulle scale in fondo all’opera, come José Nieto Velázquez nella grande tela del Prado, mentre il cavalletto sulla sinistra davanti all’autoritratto di de Chirico sembra parafrasare ancora elegantemente il capolavoro del maestro di Siviglia.

Lorenzo Canova Giorgio de Chirico amico e protettore dei cani Giorgio de  Chirico è stato uno straordinario precursore e innovat
D. Velázquez, Las Meninas, 1656, Museo Nacional del Prado, Madrid


Non a caso, Velázquez faceva parte della ristretta costellazione di grandi pittori citati da de Chirico nei suoi scritti come riferimento per la sua pittura, come, ad esempio, fa nel suo Signor Dudron: “Per il Signor Dudron una materia ideale doveva essere tenera e fluida, ma nello stesso tempo ferma e solida; di conseguenza, i suoi pittori preferiti erano Veronese, il Tintoretto, Velázqueze Rubens”.

Nello stesso romanzo è Isabella Far a parlare di grande pittura proprio di fronte a un dipinto dello spagnolo: “Ora, una bella pittura, non è mai del colore secco ma della bella materia colorata.
Ecco ciò che mi disse un giorno in un museo Isabella Far, dinanzi a un quadro di Velázquez” Isabella e l’alano Baby diventano così attori di uno dei tanti omaggi di de Chirico alla grande storia dell’arte e a uno dei maestri più amati, un grande travestimento dove, all’interno di una semplice scena familiare, si nascondono i complessi giochi di sguardi e di citazioni di un tributo in cui si mescolano due grandi passioni di de Chirico, quella per la pittura e quella per i cani, in una splendida fusione che rivela tutto il suo straordinario spessore di artista e di uomo.”

Lorenzo Canova in Metafisica 2018 | n. 17/18

Vicla Sgaravatti

Medico Veterinario

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