Secodo la leggenda, era nato nel terzo secolo dopo Cristo in Asia con il nome di Reprobo.
Era un guerriero di forza eccezionale e dalla corporatura enorme, descritto come un vero gigante dall’aspetto orrido, cinocefalo (dotato di testa di cane).
Volendo dedicarsi al bene, si mise sulle rive di un fiume per traghettare le persone da una riva all’altra.
Un giorno dovette trasportare sulle spalle un bambino, ben presto però si rese conto di avere sulle spalle un peso molto consistente che continuava ad aumentare; voltatosi indietro per capire cosa stesse succedendo, si accorse della presenza del Cristo -di cui gli avevano parlato alcuni suoi amici monaci- che gli rivelò che sulle spalle non stava portando unicamente il peso del bambino, ma quello del mondo intero.
Si fece battezzare con il nome di Cristoforo (portatore di Cristo) e convertendosi al cristianesimo iniziò un intensa attività di propaganda cristiana all’interno dell’esercito imperiale di cui faceva parte.
Denunciato e condotto davanti a un tribunale, fu condannato a diversi supplizi: venne battuto con verghe, ferito con frecce, buttato nel fuoco.
Rimasto indenne a tutti i tormenti precedenti, fu decapitato nel 250.
In ambito agiografico la figura di San Cristoforo pone diversi problemi, in quanto abbina elementi di leggenda ed elementi storici. Non esistono dubbi sull’esistenza reale del martire, sono molte le testimonianze del suo culto sin dai tempi antichi, dal V secolo in poi e in tutti i racconti relativi alla sua esistenza si fa sempre riferimento al suo desiderio di sfruttare l’utilizzo del coraggio e della forza a difesa di Dio e a servizio del prossimo.
La raffigurazione di San Cristoforo come cinocefalo che si trova nella vecchia tradizione cristiana orientale, e in quella ortodossa, fa pensare alla sua figura come alla versione cristiana di Anubi, dio pagano, raffigurato con testa di cane e forma umana o come cane nero (più propriamente uno sciacallo): le ragioni di questa rappresentazione sarebbero riconducibili all’incarico della divinità egizia Anubi di traghettare le anime tra il regno dei vivi e quello dei morti.
I Greci ebbero un contatto continuativo con la cultura egiziana. Anubi era un loro dio ai tempi degli dei dell’Olimpo, non poteva non esserlo anche al tempo del Cristianesimo…
Nella Bibbia e nella tradizione cristiana i giganti vengono sovente interpretati come discendenti di Caino: barbari cannibali mostruosi, che con i loro corpi eccessivi rappresentano l’estremo della corporeità stessa: “cainita” (figlio di Caino), “cananeo” (gigante di Canaan), e “caninita”- “canineus” (uomo-cane).
La simbologia dell’ibrido (gigante e testa di cane) rappresenta certo la trasformazione ma anche i margini dell’uomo e i margini del mondo, quella animalità che è il limite spaziale corporale di un individuo e il termine ultimo temporale della vita terrena.
La raffigurazione di san Cristoforo Cinocefalo fu dovuta a un retaggio di culti pagani legati al moto astronomico di Sirio, la stella più lucente della costellazione del Cane Maggiore: il santo viene celebrato il 25 luglio ed è chiaro il riferimento astronomico al periodo della “canicola”, in cui il sorgere e tramontare di Sirio coincidono con quelli del Sole.
In Italia, nel tardo Medioevo, si divulgò la credenza, mutuata dalla Grecia, che se si vedeva san Cristoforo di mattina si era protetti dalla morte improvvisa per l’intera giornata. Fu così che vennero fatti dipinti di dimensioni colossali nei punti più alti e visibili delle chiese, e soprattutto sui campanili.
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