VITA E OPINIONI DEL CANE MAF E DELLA SUA AMICA MARILYN MONROE di Andrew O’Hagan, 2010

(The Life and Opinions of Maf the Dog, and of His Friend Marilyn Monroe)


Vi ho citato questo libro nell’articolo Marilyn e i cani (https://www.drviclasgaravatti.it/marilyn-monroe-e-i-cani/) e mi aveva molto incuriosito.

La presentazione dell’Editore era molto invitante, e ve la riporto qui.

Nel 1960 Frank Sinatra regalò alla sua amica Marilyn Monroe un cane che l’attrice decise di chiamare Mafia Honey.
Il cucciolo era nato in Scozia e i due furono inseparabili durante gli ultimi anni di vita della diva.
Lei se lo portò ovunque e lui ne vide di tutti i colori.
Era ghiotto di fegato, appassionato di scarpe e dei misteri dell’arte.
Ma soprattutto adorava la sua padroncina.

Ambientato nel mondo crepuscolare dei primi anni Sessanta, questa brillante commedia letteraria ripercorre l’ultima parte dell’esistenza di una donna che sarebbe diventata un’icona del XX secolo.

Ed ecco Marylin insieme a Sinatra, Marylin con J.F. Kennedy, Marylin che si risolleva dal divorzio con Arthur Miller; la osserviamo sul set del suo ultimo film, sola e vulnerabile, con il suo cane fedele come unica compagnia.

Maf è testimone e narratore, voce fuori campo in un romanzo che porta sulla scena le vette dell’arte, la cultura pop, la commedia piccante, gatti che fanno il verso alla poesia di William Carlos Williams e coccinelle parlanti, oltre alla politica dello Spettacolo in un periodo di grandi cambiamenti.

Eroe di un’avventura picaresca come non se ne vedevano dai grandi romanzi dell’Ottocento, Maf occupa un posto di primo piano (a quattro zampe) accanto ai più significativi protagonisti della narrativa contemporanea.”

Ho iniziato a leggerlo con molto entusiasmo perché sembrava avere tutti gli ingredienti di mio gusto: cani, Marilyn, cinema…

Ma la delusione non ha tardato ad arrivare, e con essa la noia.

Cercando nel web ho trovato in un blog questa recensione che rispecchia il mio pensiero, e ve la propongo.

Bisogna essere preparati a molto surrealismo.
Cani che parlano tra loro di filosofi come Aristotele e Platone; cani che parlano con ragni e altri animali; umani che parlano in maniera surreale.
Ora, per le prime cento pagine ho letto abbastanza tranquilla; un po’ sorpresa da un cane, il protagonista, che parla di letteratura e filosofia con la competenza di un professore, ma, mi sono detta “sarà parte del fascino del romanzo”.
Solo che questo clima surreale si protrae fino alla fine del libro; quello che nelle prime pagine può essere anche un curioso esperimento, a fine libro diventa una noiosa ostentazione delle capacità intellettuali e letterarie dello scrittore.
Perché purtroppo l’intero volume altro non è che il dispiegarsi dell’ego di O’Hagan, che si autocompiace della propria sconfinata cultura.
E non sarebbe neanche male se gli editori non avessero tentato di celare la noia assoluta, questo divertissement, per un romanzo con una trama.

Ovvio che se citi Marilyn Monroe nel titolo richiami la folla; altrettanto ovvio anche che se citi un cane attrai un vasto pubblico.

Che, forse, leggendo la trama, si aspetta una storiella un po’ più leggera.
Non un mapazzone assurdo in cui nessuno degli esseri viventi coinvolti parla come parlerebbe una persona nel quotidiano.
Perché finché è il cane a parlare in maniera altisonante e dialettica, posso anche accettarlo.
Ma poi anche gli esseri umani fanno discorsi filosofici irrealistici al massimo.
Con tutto il bene che si può volere a Marilyn Monroe, dubito moltissimo che dopo una serata di bevute e pasticche fosse in grado di discutere dell’essenza del mondo o estetismo. Dai, su.

Marilyn ne esce acciaccata; Frank Sinatra invece ne risulta come un irascibile e volgare personaggio.
Boh. Senza contare che la seconda metà è praticamente una sequenza ininterrotta di parties a cui partecipa Marilyn, portandosi a dietro Maf; assistiamo ad una sequela di feste, tutte uguali; in ogni capitolo le dinamiche dei fatti non cambiano.
Alla terza festa mi ero francamente rotta.

Di nuovo, voglio essere chiara, la trama non è sempre fondamentale.
Ci sono capolavori con trame scarne o nulle.
Ma qui invece una specie di trama mi era stata promessa dal riassunto; un tentativo di creare una storia con un inizio, uno sviluppo e una conclusione.
Niente di tutto ciò: si dipanano dei fatti, questo sì, ma quando ho letto le ultime righe ho girato la pagina aspettandomi almeno un epilogo.
Perché, con questa conclusione, sembra che si siano dimenticati di stampare le ultime pagine, quelle che avrebbero magari dato un senso di chiusura alla storia.
Storia che, mi preme ricordarlo, è comunque assai labile.

Tra l’altro mi sono dimenticata di accennare che il nome del cane, Maf, sia un diminutivo di Mafia.
E che, durante il romanzo, Maf faccia una marea di riferimenti ad altri cani celebri della storia (appartenuti a pittori, regnanti o psicologi famosi, come Freud).
Anche questi riferimenti però non hanno un vero scopo se non quello di mostrarci che l’autore ha fatto una ricerca su Google “i cani celebri della storia”.

Altro grande limite, per me, è stato l’inserimento in ogni capitolo (anzi in ogni pagina), di nomi di personaggi famosi e celebri. Negli anni ’60. In America.

Va bene Frank Sinatra; va bene Marilyn; va bene Kennedy.
Già si inizia a faticare di più quando mi si cita la madre di Natalie Wood (e anche Natalie Wood, bisognerebbe capire quante persone la ricordano ancora). Di Natalie Wood, un personaggio totalmente secondario, si citano molte cose, la maggior parte delle quali ormai desuete.
Il film per il quale, oggi, è ancora ricordata, è West Side Story, celebre musical tratto da Romeo e Giulietta.
Ma l’attrice ricevette la sua prima nomination agli Oscar per un altro film, Splendore nell’erba, che credo nessuno in Italia con meno di 50 anni abbia visto.
Ecco, questo film viene citato almeno tre volte nel romanzo, con riferimenti alla trama.

Poi ci sono tantissime battute o riferimenti che non si possono capire se non si conosce in dettaglio non solo l’epoca, ma anche la vita delle persone citate: per esempio c’è una freddura di Maf che però è comprensibile solo se si conosce come è morta l’attrice Natalie Wood, annegata in un fiume (non è qualcosa di cattivo gusto, ma per capirla bisogna sapere dettagli precisi della vita dell’attrice).
Questo fa sì che, a meno che non ci si metta a cercare ogni singolo nome citato, il romanzo sia costellato da Illustri Sconosciuti.”


dal blog “Il libro geniale”

Devo ammettere che è scritto molto bene, questo sì, ma la lettura si fa ardua e saccente nelle varie citazioni enciclopediche che vanno dagli antichi classici filosofici, al grande impero romano, dal medioevo ai romanzieri russi, arrivando a citare pure ”Il Gattopardo”; in un susseguirsi forzato di aforismi e metafore.

Davvero, le continue citazioni di persone sconosciute (e dubito che negli USA siano in molti quelli che le conoscono, a meno di essere addetti ai lavori) crea uno stato di insofferenza e di tedio infinito.
E mi ha fatto pensare che lo scrittore scozzese ne parlasse per accattivarseli, o accattivarsi i discendenti…mah.

Dal titolo mi aspettavo che venissero raccontati molti fatti occorsi a questo cane, da solo o con la sua Marilyn, invece è prevalentemente un testimone e non un protagonista.

Certi piccoli passaggi, certe considerazioni di Marf sono godibili, ma non bastano ad alzare il livello.

“Ciao a tutti, mi chiamo Mafia Honey, per gli amici Maf, e sono un barboncino di indiscutibile pedigree.

Sono nato in Scozia e ci tengo, e per diventare la delizia che sono ho abitato per due anni a Brentwood, Los Angeles, al 12305, 5th Helena Drive. Indirizzo famoso, eh?
Sì, stavo proprio con lei, Marilyn Monroe, la diva, la signora dalle sciccose e maleodoranti décolleté Ferragamo, con strass e senza.
Vi dico subito che io non sono un cane qualsiasi, sono un cane letterato, trotskista, e proustiano il giusto. Alla faccia di Cartesio, convinto che gli animali fossero privi di ragione, io sono un cane pensante e impregnato di opinioni, ma che Cartesio avesse torto lo diceva già Montaigne, e Plutarco, e pure quel simpaticone di Pitagora.
Per Thomas Mann era strano che un cane osservasse ogni cosa senza dire niente, infatti noi parliamo e capiamo tutto e in tutte le lingue, senza bisogno di interpreti. Il guaio è che ascoltiamo senza essere mai ascoltati.
[…]”

” I cani amano i bambini: li amiamo per la purezza del loro narcisismo. Ma non sempre i bambini amano i cani. Gli piace la nostra immagine e il nostro aspetto di peluche, l’aria che abbiamo per essere fedeli, docili e carini, ma ci prendono sempre per creature finte: batuffoli a quattro zampe, creature artificiali, fumettistiche miscele di sostanza e colore che semplicemente amano farsi carezzare. Sono sempre rimasto colpito dal fatto che a Hollywood siano più le persone a corrispondere a questa descrizione che non i cani…”

Consiglio quindi di non lettura, questo romanzo (?) non mantiene le promesse che fa!

Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
via Rembrandt 38- Milano
02 4009 1350
Solo per appuntamento:
martedì e giovedì 15-19
sabato 9,30-12,30
Altri orari da concordare.


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