NASTAGIO DEGLI ONESTI

 
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La storia di Nastagio degli Onesti fu dipinta da Sandro Botticelli (Firenze, 1444 o 1445 – Firenze,17 maggio 1510), intorno al 1483, e ripropone una delle novelle del Decameron del Boccaccio.
 
Si tratta di quattro tavole di legno dipinte a tempera, commissionate da Lorenzo il Magnifico come regalo di nozze alla coppia di Giannozzo Pucci e Lucrezia Bini, per decorare un cassone nella camera nuziale.
 
I primi tre episodi si trovano al Museo del Prado a Madrid, Spagna, e solo l’ultimo, dopo vari spostamenti, è ritornato alla collocazione originale di Palazzo Pucci, a Firenze.
 
La storia racconta dell’amore non corrisposto del nobile Nastagio degli Onesti di Ravenna per una nobildonna, figlia di Paolo Traversari che successivamente, cambierà idea dopo aver assistito a una punizione inflitta a un’altra donna, irriconoscente verso l’amante.
 
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/16/Botticelli_Prado_103.jpg
 
Nella prima tavola è raffigurato il protagonista che vaga nella pineta di Classe, vicino a Ravenna, dopo essere stato rifiutato.
Qui Nastagio vede una donna seminuda che fugge terrorizzata, un cane bianco in primo piano e uno nero la inseguono e la mordono e alle sue spalle arriva un cavaliere armato a cavallo.
La donna corre, ansima ed ha la paura negli occhi perché sa che non deve fermarsi. Non si preoccupa più del fatto che sia nuda, teme solo per se stessa; non capisce ed è in panico, istintivamente urla. Nella sua testa il mondo si ferma, sente solo il concitante rumore degli zoccoli, le grida del cavaliere e l’abbaiare dei cani. È perduta.
Nastagio vuole difenderla, ma senza successo.
Botticelli rappresenta Nastagio più volte nella stessa scena, prima insieme ai suoi parenti che gli consigliano di andarsene, poi mentre vaga nella pineta e infine mentre si imbatte nella donna in fuga.
Una grande foresta, con alberi molto alti, fa da contorno alla scena, mentre sullo sfondo si può notare un paesaggio marittimo, che dona una forte profondità.
Oltre ai cani e al cavallo co-protagonisti dell’episodio, Botticelli ha inserito altri animali, quattro conigli e un agnello (quest’ultimo vicino alla dama, volutamente a simboleggiare il suo destino?), e appena accennati, vicino all’acqua, dei cervi (forse uno scoiattolino spunta da dietro a un albero e un volatile marrone si scorgono a destra).
Come già detto, questa tavola si trova al Museo del Prado.
 
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Il secondo pannello, conservato pure al Museo del Prado, rappresenta Nastagio, che, dopo aver assistito all’omicidio della donna da parte del cavaliere misterioso e averlo visto strappare il cuore della morta per gettarlo in pasto ai cani, fugge terrorizzato.
Quel cavaliere però gli parla e gli dice di essere un suo avo, Guido degli Anastagi, che si era suicidato dopo essere stato rifiutato dalla donna che amava meritando la condanna all’inferno, come pure la donna, punita per non aver ricambiato l’amore e per aver gioito della sua morte.
La tortura inflitta alle due anime era quella di dover riapparire ogni venerdì nel medesimo luogo per tanti anni quanti erano stati i mesi che la donna era stata crudele rifiutando Guido; durante tale apparizione, Guido avrebbe ucciso la donna ogni volta.
Osservando il dipinto si vede sulla sinistra Nastagio che sta scappando terrorizzato (qui Botticelli rende mirabilmente l’espressione disgustata e terrorizzata del protagonista) davanti all’uccisione della donna, mentre al centro il suo avo Guido taglia la schiena della donna per dare il suo cuore e i visceri in pasto ai cani, i quali, in un momento successivo, sulla destra, li stanno sbranando.
In secondo piano, sullo sfondo, ci sono nuovamente Guido e la donna che ricominciano l’inseguimento, dando un senso ripetitivo all’intera scena.
Sulla sinistra due giovani cervi bevono a una fonte, sulla destra un altro mangia delle foglie, sono gli unici animali rappresentati, oltre al solito cavallo (riprodotto due volte) e i cani… il bianco che insegue la donna e, sulla destra, intenti a mangiarsi il cuore gettato loro, quello bianco e quello nero.
Mentre nelle altre rappresentazioni il cane bianco è affusolato come un levriero, qui i due cani che divorano il cuore sono muscolosi tipicamente molossoidi. (Botticelli ha forse voluto utilizzare il levriero nelle scene di inseguimento, e i molossi in quella di ferocia?).
 
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Il terzo dipinto, esposto pure lui al Museo del Prado, è sempre ambientato nella Pineta di Classe, nei pressi di Ravenna.
Nastagio, capisce che può sfruttare la situazione a proprio favore e decide di organizzare un banchetto di venerdì nel luogo dove si ripete l’inseguimento, invitando sia la propria famiglia, sia quella della donna di cui era innamorato.
Quando appaiono le due anime di Guido e della sua amata, e davanti all’uccisione della donna, sono tutti terrorizzati e cercano di scappare, nonostante Nastagio cerchi di rassicurarli.
Si osservano le donne sulla sinistra della tela che saltano in piedi per la paura, rovesciando tutto ciò che era presente sulla tavola imbandita, mentre all’estremità destra, dove si trova il cavaliere, dei musici lanciano i propri strumenti per allontanare i cani.
In questa rappresentazione, oltre al solito cavallo bianco ne compare anche uno marrone, facente parte del seguito, mentre i cani, a struttura muscolosa, qui sono due, al centro della scena, uno bianco e uno nero, raffigurati nell’atto di aggredire e mordere la malcapitata.
Lo spirito di Guido rassicura i presenti raccontando la propria storia, e la donna amata da Nastagio, comprendendo il supplizio di quelle due anime, e ripensando alla crudeltà che aveva sempre avuto nei confronti di Nastagio, decide di sposarlo: Botticelli li rappresenta sulla destra, in secondo piano, uno accanto all’altro.
Per celebrare sia i Medici, che i Pucci e i Bini, sono raffigurati, alle spalle del banchetto, gli stemmi dei Pucci, dei Medici e Pucci-Bini.
 
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L’ultimo quadro viene conservato all’interno di una collezione privata, a Palazzo Pucci, a Firenze.
Qui Botticelli mostra il matrimonio tra Nastagio degli Onesti e la donna, figlia di Paolo Traversari.
L’artista mette in risalto lo sfarzo delle nozze dei due protagonisti, alludendo alla ricchezza e pomposità della borghesia fiorentina, ponendo grande attenzione a tutti gli elementi presenti, alla magnificenza dell’architettura, ai vestiti finemente decorati di tutti i personaggi nella scena.
In primo piano, splendide stoviglie lavorate a sbalzo sono esposte in bella mostra su alcuni tavoli ricoperti da una preziosa stoffa, forse tutti doni di nozze.
Le vivande, che vengono portate in tavola da valletti che paiono danzare mentre avanzano verso i convitati, sono varie e abbondanti e il matrimonio avviene sotto una loggia che dà su un paesaggio, con delle colonne scure su cui si trovano dei capitelli dorati. Ci sono rami di mirto (simbolo dell’amore eterno) all’interno dello spazio dove si mettono le fiaccole.
Su tre colonne, nella parte più alta della composizione, si trovano i tre simboli delle famiglie legate al dipinto, come già nella scena precedente.
Sullo sfondo compare un arco di trionfo, che simboleggia la vittoria dell’amore, come quelli di Roma, visti da Botticelli nella sua permanenza nella città.
Questo dipinto è l’unico in cui non siano rappresentati animali…vivi.
 
Le quattro scene furono progettate e disegnate da Botticelli ma l’esecuzione spetta agli allievi più promettenti della bottega, soprattutto a Bartolomeo di Giovanni e a Jacopo del Sellaio.
 
Una mia riflessione, i fatti e le immagini di questa novella non lasciano alle donne alcun diritto di scelta, e mi chiedo perché il concetto di possesso prevarica spesso quello di libertà?
 
 
 
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
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