BALTO 19 GENNAIO 1925

Balto, il cui nome gli fu dato in memoria dell’esploratore norvegese Samuel Balto, molto famoso all’epoca, fu un cane, meticcio di Siberian Husky, che nacque nel 1919 a Nome, un piccolo paese in Alaska, USA.
Questa razza, originaria della Russia, fu portata in territorio statunitense nel 1905 per utilizzarla nel mushing (trasporto su slitta trainata da cani), in quanto questi cani erano più resistenti e leggeri degli Alaskan Malamute, originari della zona.

Leonhard Seppala era un norvegese esperto addestratore di cani da slitta (di cui ne aveva parecchi, tra cui Togo e Balto) che partecipava a molte gare. Di lui si dice che fosse il guidatore più abile ed esperto dell’Alaska.

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La vicenda racconta che il 19 gennaio del 1925, a Nome scoppiò una terribile epidemia di difterite e che l’antitossina per curarla non fosse sufficiente per tutti i malati.

Per reperire altre scorte del medicinale, era necessario agire tempestivamente e trovarle il più vicino possibile. Trecentomila unità, che pesavano in tutto circa nove chili si trovavano ad Anchorage, che distava più di ottocento km e non era direttamente collegata a Nome perché la ferrovia arrivava solo fino a Nenana.
Il maltempo non permetteva agli aerei di alzarsi in volo, e gli iceberg non permettevano alle navi di attraccare: le condizioni meteorologiche avverse non consentivano pertanto di utilizzare la via area o marittima.

L’unica possibilità era quella di percorrere il tragitto via terra, così venne organizzata una staffetta con venti mute di cani da slitta, che di solito venivano impiegati per portare la corrispondenza.

Ogni squadra percorse da un minimo di 24 miglia fino a una cinquantina.
Verso la fine toccò a Leonhard Seppala, che partì col suo cane Togo, il più veloce della zona e capo muta di Seppala da sette anni. Insieme percorsero il tratto più lungo, ben 91 miglia.
L’ultimo tratto fu percorso da Gunnar Kaasen, che trasportò l’antitossina per le ultime 53 miglia con una muta dove c’era Balto, cane di proprietà di Seppala.

Sono molte le teorie su ciò che successe con l’ultimo gruppo di cani guidato da Gunner Kaassen: c’è chi sostiene che il cane leader non sapesse orientarsi, o che si fosse rotto una zampa, altri sostengono che fu proprio Balto a motivare il resto dei cani durante tutto il tragitto, anche se non era lui il cane guida… Congetture a parte, ciò che è certo è che Balto prese le redini della missione, e la portò a termine in molto meno tempo di quanto la gente pensasse: i normali corrieri ci mettevano circa venticinque giorni a percorrere l’intero tragitto…

E fu così che, dopo 674 miglia, ben cinque giorni di fatica a -40°C di temperatura e tanti pericoli, Balto e tutti gli altri cani riuscirono a portare l’antitossina a destinazione, salvando numerose vite.

Durante questo difficile tragitto, tutti i partecipanti sopportarono temperature di circa meno quaranta gradi, forti venti e zone rocciose molto impervie. Di fatto, molti esseri umani e altrettanti cani morirono nell’impresa.

Nello stesso anno Balto venne celebrato in un cortometraggio di circa 30 minuti “Balto’s race to Nome” di Colin Campbell.

Balto e Gunnar Kaasen fecero un giro negli Stati Uniti perché tutti volevano conoscere l’eroe a quattro zampe e festeggiare ed elogiare entrambi.

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Frederick George Roth, noto scultore animale dell’epoca, creò una statua in bronzo su un grande basamento in granito, in onore di Balto e di tutti gli altri coraggiosi cani che riuscirono nell’impresa, a fine del 1925.
Venne collocata a New York, vicino all’entrata del Central Park all’ East 67th Street, di fianco al Tisch Children’s Zoo.

Una placca frontale raffigura sette cani da slitta che corrono attraverso una tempesta.

La placca riporta la seguente scritta:

“Dedicated to the indomitable spirit of the sled dogs that relayed antitoxin six hundred miles over rough ice, across treacherous waters, through Arctic blizzards from Nenana to the relief of stricken Nome in the Winter of 1925.
ENDURANCE FIDELITY INTELLIGENCE”

(«Dedicata all’indomabile spirito dei cani da slitta che trasportarono sul ghiaccio accidentato, attraverso acque pericolose e tormente artiche l’antitossina per seicento miglia da Nenana per il sollievo della ferita Nome nell’inverno del 1925. “Resistenza — Fedeltà — Intelligenza”»)

Fu la prima statua della città eretta per celebrare un cane,

La cosa incredibile è che, a detta del suo proprietario, Balto sarebbe stato un cane inadatto a ricoprire grandi distanze e utile solo per consegnare la posta… forse per la sua razza meticcia, la gente del luogo non aveva riposto troppa fiducia in lui e non avrebbe scommesso positivamente su di lui.

In seguito Balto venne acquistato insieme alla sua muta per esibirsi in uno spettacolo circense, dove però venivano tenuti in pessime condizioni.
Un commerciante di Cleveland, li notò e organizzò una raccolta di beneficenza, per acquistare gli animali, attraverso la radio e raccogliendo i soldi nelle scuole. Vennero quindi affidati alle cure del dottor Powell, dello zoo di Brookside a Cleveland.
Cieco, sordo e artritico Balto è arrivato all’età di 14 anni, morendo il 14 marzo del 1933.
Fu imbalsamato e si trova nel Museo di Storia Naturale di Cleveland.

Leonhard Seppala, sapendo che erano stati lui e Togo a fare la parte più impegnativa, riuscì ad ottenere un riconoscimento ufficiale (grazie anche all’amico Roald Amundsen, famoso esploratore artico) e fece con il suo cane Togo lo stesso giro di Balto e Kaasen.

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A suo dire, la fama di Balto era immeritata, e casuale al fatto di aver compiuto l’ultimo tratto, mentre il vero campione era stato Togo, avendo percorso il tratto più lungo a grande velocità.
Il suo disappunto è riportato nel suo diario:

«… Erano diventati eroi mentre tranquillamente continuavano il loro cammino, completamente ignari di occupare i titoli sulla stampa.
L’ultimo team portò il siero a Nome alle sei del 2 febbraio del ’25. Era gelato, come io avevo supposto, ma il medico responsabile a Washington ci disse di usarlo egualmente.
Ci furono parecchi scandali legati alla “corsa del siero” e molte voci su persone che ne avrebbero fatto commercio.
Ma la cosa che più mi disturbava era che il record di Togo fu assegnato a Balto, un cane poco valido, che fu portato alla ribalta e reso immortale.
Era più di quanto potessi sopportare quando Balto, il cane della stampa, ricevette per la sua “gloriosa impresa” una statua che lo raffigurava con i colori di Togo e con l’affermazione che lui aveva portato Amundsen a Point Barrow e per una parte del percorso verso il polo, mentre non si era mai allontanato per più di duecento miglia a Nord di Nome!
Avendogli attribuito i record di Togo, Balto si affermò come “il più grande leader da corsa d’Alaska” anche se non aveva mai fatto parte di un team vincente!
Lo so perché io ero il padrone ed avevo cresciuto sia Balto che Togo. La “corsa del siero” fu l’ultima corsa a lunga distanza di Togo…»

Togo morì a 16 anni e anche lui fu imbalsamato. lo si può vedere nel Museo di Storia Naturale di Wasilla in Alaska.

Dal 1973 si disputa una gara tutti gli anni Iditarod: un percorso che unisce Anchorage a Nome. Il luogo è scelto per competizioni estreme viste le condizioni meteorologiche con temperature polari.

La gara fu voluta da Joe Redington Sr. con per preservare la tradizione dei cani da slitta in Alaska, messa un po’ da parte dall’utilizzo sempre più frequente delle motoslitte.

A questa storia è ispirato il film d’animazione del 1995 di Simon Wells e prodotto da Steven Spielberg, intitolato “Balto”, come il valoroso cane che, nonostante il freddo e le difficoltà, ha compiuto le nobili e grandi gesta descritte prima.

 

 

 

Vicla Sgaravatti
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