25 APRILE:  BILL CANE PARTIGIANO

 
 
 
 
 
Episodi di cani eroici e di cani solidali con l’uomo durante i conflitti ce ne sono molti.
 
Oggi, per celebrare il 25 aprile, vi riporto la storia di Bill.
 
“La storia è realmente accaduta ed entra a far parte della lunghissima trafila di tristi vicende e di inenarrabili lotte che la guerra, quella contro il fascismo e il nazismo, ha fatto tristemente vivere ad intere popolazioni.
 
Faceva molto freddo, in quell’inverno di guerra.
 
I partigiani del Gruppo Mobile della Brigata Dieci Giornate erano stremati dai continui spostamenti cui erano costretti dalla caccia che i tedeschi e i loro scherani fascisti davano loro.
 
Le poche ore di riposo, nel cuore della notte, spesso venivano consumate alla ricerca di un po’ di tepore che la porta scardinata di un rifugio di carbonai non riusciva ad assicurare.
 
Ai brividi da gelo, che gli indumenti umidi non placavano, spesso si sommavano quelli procurati dalla fame, dal pensiero dei propri cari, dall’ansia di una possibile imboscata.
 
Ma c’era fra loro una presenza amica, a suo modo rassicurante: era quella di Bill, il volpino dal liscio pelo fulvo che avvertiva con la sua istintività animalesca l’avvicinarsi del pericolo.
 
Fosse esso rappresentato da fascisti e tedeschi o da cani e muli – animali questi che non aveva affatto in simpatia – il suo piccolo corpo scheletrico dava con anticipo segni evidenti di inquietudine, amplificati da un guaire sommesso che rilevava il pericolo.
 
Gli uomini, resi duri dagli eventi, esacerbati nell’animo dalle prove cui erano sottoposti, sentivano per quel fragile ma intelligente animale una grandissima “affezione”.
 
Spesso se lo tiravano in grembo: con la scusa di una fuggevole carezza gli carpivano un poco di calore per le mani rattrappite dal freddo.
 
Gli gettavano volentieri qualche boccone di pane nero e le croste di formaggio.
 
Bill guaiva contento. Così il volpino tutto pelle e ossa campava e prestava il suo servizio ai partigiani.
 
Una mattina, proveniente dalla Corna Longa sopra Casarole di Caino, il gruppo era giunto al Roccolo Lucchi.
 
Albeggiava.
 
Gli uomini aspettavano l’arrivo di una staffetta che, unitamente alle tute da lavoro, avrebbe recato istruzioni circa l’azione di sabotaggio prevista per il giorno seguente in uno stabilimento della città.
 
Nell’attesa alcuni si misero di vedetta, altri si recarono in val Fontanelle a rifornirsi di acqua, altri a far provvista di legna da ardere.
 
Con questi ultimi, spintisi fino al Casì del Termen, stava Bill.
 
Intenti com’erano nel lavoro e impediti alla vista dalla conformazione del terreno, s’avvidero -troppo tardi, però, per fuggire – dell’apparire di una colonna di muli e di fascisti diretti sul monte Maddalena.
 
Anche Bill, stavolta, si fece cogliere di sorpresa.
 
Gli uomini si buttarono a terra. Il volpino fu trattenuto sotto il corpo di uno di loro che, per impedirgli ogni reazione istintiva che avrebbe tradito la presenza dei ribelli, gli serrava il muso con la mano.
 
Per gli uomini del gruppo, immobili a terra, ma coperti alla vista dei fascisti, passarono alcuni interminabili minuti.
 
La colonna, lenta, sfilò loro davanti mentre nei petti si scatenava il tumulto.
 
Quando l’ultimo mulo e l’ultimo fascista scomparvero nel bosco, gli uomini, stremati, si rialzarono con un prolungato sospiro di sollievo: nella mano di uno di loro stava, inanimato, il cagnolino. (Non è chiara la causa della morte di Bill. NdR.).
 
Stavolta Bill aveva reso ai compagni l’ultimo servigio.
 
Il partigiano che lo teneva tra le mani guardandolo sbigottito se lo infilò in fretta nella giubba e corse con i compagni ad allertare quelli rimasti di vedetta al roccolo; vi lasciarono nascosto un uomo, perché avvertisse del pericolo la staffetta che non doveva essere ormai lontana, e scesero a cercar rifugio in val Fontanelle.
 
Qui, in una piccola buca, seppellirono Bill, cane partigiano, non il suo ricordo.”
 
 
Fonte: Vallesabbianews.it
A cura di: Giuseppe Biati
 
 
 
 
 
Vicla Sgaravatti
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